La storia della riflessologia
L’origine del Massaggio zonale riflessogeno nasce e si perde nella notte dei tempi e la si fa coincidere con quella dell’uomo stesso. Se la vita è un insieme di riflessi, la riflessologia è basata sulle fonti stesse della vita.
E’ facilmente intuibile come, sin dagli albori, l’uomo abbia cercato intorno a sé ciò che potesse aiutarlo a lenire eventuali dolori e certamente, urtando un ostacolo, istintivamente abbia usato le proprie mani per porvi rimedio. In questo modo, ne siamo certi, dopo sfregature, pizzicamenti e toccamenti portava una soluzione al suo problema. E oggi noi, uomini moderni, non facciamo forse altrettanto quando, per cause diverse ci facciamo male e siamo colpiti da qualche cosa? Così tramandiamo una gestualità ancestrale che probabilmente è rimasta scritta nella memoria genetica stessa dell’uomo.
Non dimentichiamo che l’uomo è parte integrante dell’universo e, per vivere, necessariamente deve procedere in completa armonia con le grandi leggi che regolano il cosmo.
E fondato pensare come il massaggio riflessogeno palmare fosse conosciuto gia cinquemila anni fa in India e in Cina. Esso veniva utilizzato a scopo preventivo e diagnostico. Indubbiamente in India, al tempo in cui furono scritti i “Veda” vale a dire oltre quattromila anni fa, i medici per arrivare ad una diagnosi accurata osservavano a lungo anche la mano dell’ammalato.
Il reperto archeologico evidente di un massaggio zonale della mano e del piede è stato scoperto in Egitto nella necropoli di Sakkara. Questa necropoli è molto importante per la sua vastità. t la più estesa dell’Egitto per il fatto che vi sono rappresentate tutte le principali dinastie dalla prima fino a quella tolemaica e persiana.
In una “mastaba”, cioè in un sepolcro riservato ai nobili e ai dignitari di corte, si è ritrovata una pittura murale molto significativa per la riflessologia. Questa tomba è di Ankhmahor, soprannominato Sesi, ed è chiamata la “tomba dei medici” per le scene ivi rappresentate: infatti vi è una amputazione, una operazione ai denti e anche, palesemente, un messaggio riflessogeno plantare e palmare.
Questa immagine di riflessologia ha nello sfondo una scritta che significa “Non farmi male” e la risposta è “Agirò in modo da meritare la tua lode”.
Grazie ai moderni mezzi di rilevamento è stato accertato che il dipinto venne eseguito nel 2330 avanti Cristo, inizio della quarta dinastia, oltre quattromilatrecento anni fa… E quasi sicuro che a Sakkara vi fosse una scuola medica. Infatti al centro della necropoli c’è una grande piramide a gradoni chiamata “di Zoser”, terza dinastia, che fu il primo sovrano che incaricò un architetto di costruire un grandioso edificio funerario.
lmhotep era il nome dell’architetto ed era un grande sacerdote e un illustre medico tanto geniale che, duemila anni dopo, i greci lo divinizzarono con il nome di Esculapio o Asclepio.
Da lui nacque tutta una scuola medica conosciuta e affermata nell’antichità: ricordiamo tra l’altro l’isola di Kos per il tempio di Esculapio dove imparò, esercitò e insegnò la medicina il grande Ippocrate, che di tale scienza fu definito il padre.
Gli asclepiadi, ossia i medici-sacerdoti di quella scuola-tempio, divennero famosi.
Dall’Egitto ai nostri giorni la storia della riflessologia è ancora oscura. Si ipotizza che fosse conosciuta dai Maya e dagli Incas in quanto le tribù indiane del Nord america la utilizzavano da sempre e non è azzardato pensare che i pellirossa l’abbiamo appresa anticamente dagli abitanti dell’America centrale e meridionale.
Secondo il dottor Harry Bond Bressier, che fu il primo a compiere ricerche storiche sulla riflessologia, sporadiche notizie che riguardano questa metodica si trovano in ogni tempo e in ciascun luogo.
Interessante e curioso, ad esempio, come il grande scultore fiorentino Benvenuto Cellini (1500-1571) ebbe a trattare dei dolori diffusi nell’intero corpo mediante forti pressioni sulle dita delle mani e dei piedi.
Metodi di cura che si possono identificare con la riflessologia podalica e palmare vennero descritti intorno al 1852 dai medici Adamus e Atatis.
Anche il ventesimo presidente americano Garfield (1831-1881) riscontrò notevole giovamento, fino alla completa scomparsa, dei dolori conseguenti alle ferite riportate in battaglia, facendo pressioni sulle mani.
Fu il dottore in medicina William H. Fitzgerald a pubblicare per primo nel 1917 un libro dal titolo “Terapia zonale, come alleviare il dolore a casa propria”; nel testo descriveva i suoi successi nell’alleviare il dolore usando vari artifici sulla mano e sulle sue dita.
Il dottor Fitzgerald nacque nel 1872 a Middletown (Stati Uniti). Laureatosi all’Università del Vermont lavorò come medico del Boston City Hospital e inoltre come specialista laringoiatra (esercitante) presso il St. Francis Hospital (Connecticut). Esercitò la sua opera pratica anche a New York. Morì a Stamford nel 1942.
Aveva studiato anche a Vienna e in altre città europee e per due anni fece parte dello staff dell’Ospedale Centrale di Londra per le cure otorinolaringoaitriche. Fu nel 1902 mentre era capo reparto di otorino che iniziò a praticare la terapia zonale. A Vienna aveva inoltre frequentato l’Istituto di Studi Orientali ed ebbe così l’occasione di confrontare certe sue scoperte con antichissimi metodi di digitopressione.
Sempre a Vienna, presso il dottor H. Bressier si occupò delle possibilità di trattamento su organi lontani mediante punti da comprimere. Nello svolgimento del suo lavoro ebbe modo di osservare che esercitando una pressione su alcune parti del corpo era in grado di compiere piccole operazioni al naso e alla gola senza bisogno di anestesia. Così. poco per volta, poté tracciare una mappa di queste zone (in modo sistematico) e ne risultò una teoria secondo la quale si può considerare il corpo umano attraversato da un reticolo longitudinale, che, partendo dalle rispettive dita della mano e del piede, si congiunge sulla sommità del capo.
Fitzgerald aveva capito che premendo le zone della mano, si poteva creare un effetto analgesico e anestetico e comunicò questa sua intuizione in alcune conferenze. In questo modo conobbe il dottor Edwin F. Bowers il quale trattava argomenti medici su diversi giornali e che, successivamente convinto della serietà della tecnica, redasse un grosso articolo ed usò per la prima volta il termine di “terapia zonale”. Nel 1917, come già detto, pubblicò in collaborazione con Bowers il libro “Zone therapy” dove riportò casi controllati di cura a disturbi della vista e dell’udito effettuando un massaggio riflessogeno alle dita della mano.
Fitzgerald utilizzava il pettine anche per il trattamento del mal di schiena e delle lombaggini.
Usava anche le pinzette della biancheria applicate sulla punta delle dita contro il dolore alla testa o per diminuire le sofferenze dei denti.
Sempre pizzicando le dita traeva giovamento nei problemi oculari o uditivi.
Usò anche dei normali elastici posti attorno alle dita facendoli ruotare per molto tempo. Sono mezzi che possiamo sperimentare con successo anche noi, stupendoci poi degli effetti strabilianti che otterremo. Non lasciare mai gli elastici sulle dita dei bambini o di persone incapaci, senza vigilarli. L’uso. semplice degli elastici deve essere infatti sorvegliato per il fatto che le punte delle dita non devono diventare bluastre, perché la manifestazione di cianosi significa che la circolazione sanguigna è impedita, quindi è necessario togliere immediatamente il tutto e rimettere gli elastici dopo alcuni minuti per continuare l’azione riflessa e benefica per il nostro corpo.
A sostegno della sua tesi il dottor Fitzgerald riportò esperienze di altri medici e in particolare di alcuni ginecologi: per esempio come le contrazioni del travaglio fossero sopportate meglio facendo stringere alla partoriente con entrambe le mani due pettini di circa dieci centimetri di lunghezza e inoltre, favorendola, con una sollecitazione ai piedi. Il parto viene così accellerato e facilitato.
Dopo la nascita lo sfregamento dei denti dei pettini sul dorso delle mani aiuta l’espulsione placentare inducendo poi la madre a un giusto sonno ristoratore e benefico.
Si pensi che a quell’epoca fu proposto l’uso di una particolare pinza per stringere le dita da applicarsi alle mani della partoriente. Questo attrezzo veniva usato all’inizio delle contrazioni e poi mantenuto in posizione di pressione intermittente fino alla fine del parto.
Il libro di Fitzgerald in sé non ebbe un grosso impatto sul mondo medico e molte copie rimasero a raccogliere polvere sugli scaffali.
Indubbiamente questi lavori furono conosciuti anche in Italia, poiché in quel periodo vi fu un gruppo di ricercatori che seguì gli studi sulla sensibilità cutanea. Il più noto fu il professor Giuseppe Calligaris, docente di neuropatologia all’Università di Roma (1909~1939).
Attento osservatore del progresso scientifico in genere e di quello medico in particolare, il Calligaris non trascurò di verificare analoghe ricerche sulla sensibilità cutanea effettuate da Ross, Head, Mackenzie e da Fitzgerald. Egli conobbe i “punti di Weehe” usati da alcuni specialisti in omeopatia sia per accertare stati morbosi che per verificare l’efficacia di specifici farmaci.
Il Calligaris, già nell’anno 1908 fece una comunicazione all’Accademia Medica di Roma su “La metamerica sensitiva spinale”, dove affermava che la cute dell’uomo si presenta suddivisa da linee speciali in tutta la sua superficie fino ad arrivare alle sue “catene linearí del corpo e dello spirito”.
Certamente i suoi studi (decisamente più incisivi di quelli del Fitzgerald ma meno fortunati e dimenticati dai riflessologi che poi applicarono il massaggio della mano e del piede, come gli autori di libri sull’argomento nostrani e stranieri), non furono compresi e furono dimenticati mentre quelli del Fitzgerald furono ripresi dal dottor Joe Shelby Riley e, soprattutto, dal suo staff di terapiste che, mettendo in pratica l’insegnamento, capirono l’importanza del metodo e lo trasferirono principalmente nel massaggio podalico che negli anni successivi acquisì tutta la scientificità di una tecnica utile e indispensabile per la salute del corpo.
LA RIFLESSOLOGIA IN ITALIA

CALLIGARIS àFu merito dell’italiano Calligaris avere scoperto il complesso sistema dei riflessi psico-cerebro-viscero-cutanei, evidenziando quattro leggi psicosomatiche fondamentali:
1) la stimolazione di un punto specifico della pelle provoca sempre gli stessi riflessi nervosi primari, distanti dal punto di stimolazione, detti di “repere”;
2) la stimolazione di un punto specifico della pelle provoca nello stesso tempo un riflesso nervoso secondario in un punto localizzato di un viscere, di un segmento nervoso e di un elemento psichico;
3) la stimolazione dello stesso punto cutaneo provoca sempre identiche reazioni a catena;
4) la stimolazione può derivare da qualunque elemento della catena dei riflessi: psiche, segmento del sistema nervoso, viscere o cute dove per cute non si intende solamente il tatto ma anche la vista, l’udito, il gusto e l’olfatto. Indubbiamente questi lavori furono conosciuti anche in Italia, poiché in quel periodo vi fu un gruppo di ricercatori che seguì gli studi sulla sensibilità cutanea.

Il più noto fu il professor Giuseppe Calligaris, docente di neuropatologia all’Università di Roma (1909-1939).
Attento osservatore del progresso scientifico in genere e di quello medico in particolare, il Calligaris non trascurò di verificare analoghe ricerche sulla sensibilità cutanea effettuate da Ross, Head, Mackenzie e da Fitzgerald. Egli conobbe i “punti di Weehe” usati da alcuni specialisti in omeopatia sia per accertare stati morbosi che per verificare l’efficacia di specifici farmaci. Il Calligaris, già nell’anno 1908 fece una comunicazione all’Accademia Medica di Roma su “La metamerica sensitiva spinale”, dove affermava che la cute dell’uomo si presenta suddivisa da linee speciali in tutta la sua superficie fino ad arrivare alle sue “catene lineari del corpo e dello spirito”. Certamente i suoi studi (decisamente più incisivi di quelli del Fitzgerald ma meno fortunati e dimenticati dai riflessologi che poi applicarono il massaggio della mano e del piede), non furono compresi e furono dimenticati mentre quelli del Fitzgerald furono ripresi dal dottor Joe Shelby Riley e, soprattutto, dal suo staff di terapiste che, mettendo in pratica l’insegnamento, capirono l’importanza del metodo e lo trasferirono principalmente nel massaggio podalico che negli anni successivi acquisì tutta la scientificità di una tecnica utile e indispensabile per la salute del corpo.
In Italia la rifiessologia ha conosciuto una certa diffusione a partire dalla fine degli anni Settanta, anche se già nel 1930 alcuni studiosi ne sostenevano la validità (di quel periodo rimane un volume [pubblicato nella collana dei manuali Hoepli] scritto dal dottor Nicola Gentile che, oltre a illustrare la teoria di Fitzgerald, confrontava tra loro diversi metodi riflessologici).